L’incredibile storia
di un ragazzo della giungla
Nella giungla amazzonica dell’Ecuador, in mezzo alla foresta, tutto avrebbero potuto aspettarsi alcuni studiosi giunti dall’Italia a caccia di farfalle tranne che di trovare degli esseri umani. Sì, persone come loro, che nella foresta non erano arrivate in cerca di qualcosa, ma fra alberi secolari, fronde altissime, piante intricate sempreverdi dove camminare era difficile e faticoso, vivevano. Gli esploratori incontrarono un ragazzo che parlava una lingua incomprensibile ma sapeva sorridere ed indicava loro un sentiero da seguire. In una mano una roncola, nell’altra pezzi di legno appena tagliati. Un quarto d’ora di cammino o poco più, ed il gruppo si trovò difronte alla casa del ragazzo. Una capanna piuttosto grande costruita intorno ad una quercia gigantesca. E qui il ragazzo, che si chiamava Mario, a gesti e mezze parole fece conoscere ai forestieri la sua famiglia: i genitori e tre fratelli. Il padre di Mario sapeva qualche parola di spagnolo così come lo scienziato che guidava i forestieri, un sacerdote gesuita di Torino, di nome Vincenzo, entomologo famoso per i suoi studi sugli insetti ed appunto le farfalle. La foresta amazzonica è ben nota per la quantità e la bellezza della sua fauna. Avete dubbi? All’ombra di piante alte come grattacieli, fitte boscaglie, lungo infiniti corsi d’acqua vivono 1294 tipi di uccelli, 380 rettili, scimmie, giaguari, tremila specie di pesci. E gli insetti? Se ne calcolano tre milioni di differenti specie. Si capisce come Vincenzo ed i suoi amici avessero varcato l’oceano per studiare da vicino in particolare le farfalle. E Mario e la sua famiglia furono molto utili dando indicazioni sui luoghi da esse prediletti.
In breve fra gli indigeni ed il gruppo di italiani si stabilì un bel rapporto di amicizia. La famiglia di Mario offriva brodo ed alcuni frutti del bosco. Gli ospiti ricambiavano con scatolette di tonno e carne. Fuori della capanna i nuovi arrivati ammirarono e chiesero informazioni su alcune sculture di legno: un bellissimo giaguaro, altri abitatori della foresta, pesci ed un bel tucano appollaiato sul tetto. Chi ne era l’autore? Mario. Mario che aveva realizzato tutte le sue opere usando spesso pietre taglienti e lame poco adatte. Mario che, come i fratelli ed i genitori, era analfabeta. Non era possibile. Padre Vincenzo disse che non era giusto e non senza fatica fece capire al babbo e alla mamma che il ragazzo, ormai quattordicenne, aveva talento e meritava un avvenire. Rientrato nella capitale dell’Ecuador, a Quito, il sacerdote fece iscrivere Mario ad una scuola. E per il ragazzo della giungla cominciò una nuova vita. Con una borsa di studio egli poté in seguito venire in Italia e frequentare a Carrara, la città più famosa del mondo grazie alle sue cave di marmo per la scultura, l’Accademia di belle arti. Bravo come Padre Vincenzo ed i suoi amici avevano intuito fin dal primo contatto, per Mario ebbe inizio una carriera di artista straordinaria. Il governo del suo Paese gli chiese addirittura una statua di Santa Mariana de Jesùs, patrona dell’Ecuador. Alta più di sei metri la scultura si trova in Vaticano in una delle nicchie esterne di San Pietro fianco a fianco con opere dei maggiori artisti dell’’800 -‘900. E da allora Mario è stato invitato, e continua ad esserlo, in tutti i Paesi del mondo per scolpire opere in marmo che abbelliscono piazze, chiese, viali e rotonde.
E Mario che, diventando famoso, ha la possibilità di essere più ascoltato, con la sua famiglia si sta battendo contro la minacciata deforestazione della giungla. Un pericolo reale per tutta l’umanità.
A chi ha letto od ascoltato questa piccola grande storia solo da aggiungere un particolare. Questa novella è una storia vera.