ESPLORATORI CORAGGIOSI

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Una Finestra Sullo Spazio

di Monica Benvenga

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In questo racconto di Monica Benvenga, seguiamo Neil, un giovane esploratore delle stelle, tra realtà e immaginazione. Un viaggio nello spazio che diventa una riflessione sul futuro della Terra e sul ruolo dei più giovani nella sua salvaguardia. Un invito a sognare e agire!

 

 

 

C’era stato un periodo della vita di Neil dove il tempo sembrava non passare mai, dove i minuti e le ore sembravano infiniti, e nella sua testa girava sempre lo stesso ritornello: “Apelle, figlio di Apollo, fece una palla di pelle di pollo, tutti i pesci vennero a galla per vedere la palla di pelle di pollo fatta da Apelle figlio di Apollo”. Che buffa questa filastrocca conosciuta da tutti perché divertente, ma a lui serviva per fare passare più velocemente il tempo.

 

Neil era un ragazzino molto intelligente e portava grandi occhiali dai quali si intravedevano degli occhioni verdi e vivaci. Amava lo spazio e tutto ciò che riguardava il cielo era la sua passione.

Il suo sogno era andare realmente un giorno sulla Luna, come avevano fatto i primi uomini nel lontano 1969 con la navicella spaziale Apollo 11. Apollo, che bel nome, pensava, infatti oltre a essere il dio della musica, delle arti mediche e delle scienze, era anche colui che trainava il carro del sole scortando la stella ardente attraverso la volta celeste. E tutto era collegato al cosmo.

 

Tutti i bambini avevano questo sogno, ma per Neil, che aveva respirato quell’ atmosfera fin da piccolissimo, poiché la mamma lavorava alla Nasa, luogo di lavoro ideale per tutti coloro interessati a scoprire i misteri dell’universo, andare nello spazio era il suo obiettivo di vita.

 

La sua cameretta sembrava un vero e proprio laboratorio astronomico: vi erano numerose mappe satellitari appese ai muri, un grosso telescopio posizionato vicino alla finestra e tantissimi modellini di missili spaziali sparsi ovunque.

Era ormai quasi estate e mancavano pochi giorni alla fine della scuola. Durante il pomeriggio, Neil amava sedersi all’ombra di una grande quercia sul prato verde del suo giardino e leggere i suoi libri preferiti, ossia quelli che raccontavano il sistema solare, formato dalla stella chiamata Sole, e dai pianeti posizionati a distanze differenti e che gli ruotano attorno: Mercurio, Venere, Terra, Marte, Giove, Saturno, Urano, Nettuno e Plutone. Vi erano poi altri corpi celesti da scoprire come costellazioni, asteroidi, comete, buchi neri e tanti altri.

Il corpo celeste che affascinava di più Neil era, però, la Luna, il nostro satellite, l’unico che gira attorno alla Terra e quello che si vedeva meglio con il suo telescopio.

 

Neil era stato una volta con sua madre alla Nasa, durante una giornata dedicata alle famiglie, in cui aveva potuto visitare il centro. Era stata una delle giornate più belle ed appassionanti della sua vita, anche perché il giorno prima della visita la mamma aveva organizzato un tour al parco delle Everglades, dove a bordo delle airboat, accompagnati da esperti rangers, avevano navigato su acque paludose e avevano potuto scorgere in mezzo alle mangrovie coccodrilli, il caimano dagli occhiali, altri rettili, uccelli acquatici, cicogne, aironi, aquile e l'avvoltoio collo rosso: tutto ciò era incredibile! 

 

Ogni volta che Neil riusciva a scorgere un coccodrillo nascosto tra la vegetazione, si immedesimava sempre più in un esploratore. Si potevano intravedere gli hammocks, ovvero isolotti calcarei che ospitavano piccolimammiferi. Gli animali lo incuriosivano molto e, spesso, si chiedeva perché non avessero voce. Pensava che sarebbe stato bello avere un cagnolino che parlasse con lui, come un vero amico. E poi, in quel parco naturalistico meraviglioso, aveva avuto la possibilità di vedere la base missilistica che ospitava i missili Nike Hercules H69, tecnologia aerospaziale di ultima generazione. 

 

Il mondo era strano, forse andava al contrario, ed era per quello che Neil desiderava andare sulla Luna, per capire cosa ci potesse essere al di là degli esseri umani, a volte così poco tolleranti verso i propri simili. 

Quando lui e sua madre tornarono a casa, Neil era stanco, ma felice. Mentre nella sua testa ripercorreva le emozioni di quei giorni, si mise subito a guardare le stelle con il suo telescopio. Scrutò ogni dettaglio della Luna e poi vide la stella Sirio, la stella bianca più brillante del cielo notturno. Le ore passavano, senza che Neil se ne accorgesse, finché si addormentò sulla sedia. 

 

Dopo non molto, in maniera improvvisa, un bagliore di luce intenso color bianco lo svegliò. Neil non capì subito di che cosa si trattasse, poi incuriosito si infilò una felpa, prese una torcia, si mise al collo la sua macchina fotografica ed uscì dalla finestra per seguire il fascio luminoso. 

Dopo aver percorso qualche decina di metri, rimase impietrito: una navicella era atterrata nel suo giardino. Neil, ripresosi dallo stupore, si avvicinò ulteriormente fino a quando una porticina della navicella si aprì ed un omino di bassa statura, di colore grigio metallizzato, lo invitò con un gesto della mano a salire.

 

Nonostante la paura, la curiosità prese il sopravvento e, dopo essersi avvicinato, scattò una foto, poi salì su una breve rampa, molto simile ad una scala mobile, che lo introdusse all’interno della navicella. Una volta entrato, notò la presenza di tanti pannelli colorati e, voltando lo sguardo, si accorse di tre omini seduti che sembravano dialogare tra loro.

 

Ad un certo punto, uno degli omini fece segno a Neil di sedersi e di guardare attraverso il vetro: in pochi istanti, la navicella si ritrovò nello spazio e Neil poté vedere sfrecciare uno dopo l’altro i pianeti del sistema solare. Dopo pochi minuti, la navicella atterrò ed a Neil fu fatta indossare una tuta particolare con un casco. La porta della navicella si aprì ed i tre omini scesero, con Neil che li seguiva da dietro. 

 

Il pianeta dove si trovavano era bellissimo, con case che sembravano di acciaio, di varie forme e colori. Le persone che vi camminavano in mezzo erano tutte sorridenti. Sicuramente erano fuori dal sistema solare, pensò il ragazzo. 

 

Neil fu accompagnato in una specie di sala congressi gremita di omini e, senza dire nulla, si scorsero su un grosso schermo delle immagini della Terra in cui si vedevano guerra e devastazione dell’ambiente. Successivamente, incominciarono a passare sullo schermo delle frasi nella lingua di Neil in cui si evidenziava che gli uomini stavano per distruggere il loro pianeta e che solo dei giovani con delle nuove idee potevano salvarlo. Invitarono Neil a portare questo messaggio sulla terra. Loro erano stati una civiltà che in passato aveva abitato un pianeta simile al suo, che poi, per avidità degli abitanti, avevano distrutto costringendoli ad emigrare. Neil pensò che la stessa cosa stava accadendo alla Terra, e che le missioni per colonizzare la Luna o Marte erano rivolte in quella direzione.

 

Di soprassalto, Neil si svegliò. La mamma lo chiamava per fare colazione. Lui si trovava nella sua stanza e immediatamente realizzò che tutto era stato un sogno. Questo sogno, però, lo aveva ulteriormente motivato a studiare ed impegnarsi per trovare soluzioni per un futuro migliore e  salvare il suo pianeta. 

 

Erano passati diversi giorni, quando la mamma di Neil lo chiamò, dicendogli di aver fatto sviluppare le fotografie fatte in quelle giornate delle visite al parco e al centro Nasa e chiedendogli dove avesse fatto una foto in particolare, perché assieme a tutte le altre  ve ne era una che non capiva. Neil la guardò: si vedeva solo un fascio luminoso nell’oscurità. 

Un grande sorriso apparve sul suo volto…forse non era stato solo un sogno!

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